2. La ricerca delle fonti e dei materiali

Entriamo nella fase della ricerca – Bianca racconta come

La seconda fase del progetto è stata dedicata alla ricerca delle fonti e dei materiali. Suddivisi n gruppi abbiamo pensato agli enunciati centrali che desideravamo esprimere tramite la trasmissione. Un brainstorming con tutto il gruppo ci ha aiutato a scambiarci le idee di partenza e la professoressa ci ha sostenuto facendoci partecipe delle sue osservazioni. Sono state nate prime idee, ancora vaghe: forse raccontare le ricette della pizza, la sua diffusione nel mondo e, di conseguenza, delle variazioni mondiali sul tema pizza.

Ci siamo messi d’accordo su qualche idea concreta e sui tre approcci alla ricerca: quello culturale, il valore economico della pizza e i regolamenti giuridici. Pensando alle persone da includere nella trasmissione, p.es. gli studenti internazionali dell’Università di Passavia, i passanti, gli esperti, siamo riusciti ad allargare l’angolatura delle nostre ricerche. Ognuno di noi è passato ad occuparsi di un campo di ricerca prendendosene autonomamente la  responsabilità.

Mi ricordo di un avvenimento speciale a maggio. Separati in due gruppi, abbiamo condotto una conversazione skype con il signor Pecoraro Scanio, ex Ministro del Governo italiano, che ha raccolto due milioni di firme per la petizione volta a far riconoscere dall’UNESCO il mestiere del pizzaiuolo napoletano come Patrimonio immateriale dell’umanità. Sempre per videoconferenza abbiamo parlato anche con il professore Hirschfelder, ordinario di Scienze culturali all’Università di Ratisbona, che ha fatto ricerche sulla storia della pizza ed è esperto di storia dell’alimentazione in generale. Il contatto con questi due specialisti è stata un’esperienza illuminante, grazie a cui siamo entrati in una dimensione che non ci eravamo nemmeno immaginati prima! Inoltre abbiamo contattato il signor Cerci, un esperto pizzaiolo dell’Accademia della pizza di Monaco che offre corsi di preparazione della pizza per futuri pizzaiuoli.

Dove possibile queste conversazioni skype le abbiamo registrate, ovviamente con il consenso delle persone in questione. Le abbiamo poi messe a disposizione di tutta la classe su una piattaforma online interna dell’università, l’lrpool, che ci servirà come memoria centrale. Inoltre abbiamo colto l’occasione di chiedere ai nostri interlocutori se volevano aiutarci di persona, per esempio venendo in studio TV a Passavia, o mettendoci a disposizione ulteriore materiale. Dobbiamo infatti tenere presente con grande attenzione la normativa sui diritti d’autore.

Per contestualizzare l’ampia gamma delle ricerche va detto che durante la fase della ricerca abbiamo scoperto vari dettagli e interi aspetti che ci sono subito sembrati rilevanti. In genere però ci servono più ampie conoscenze di base e quindi abbiamo fatto ricerca anche su aspetti che per diverse ragioni non si saranno poi rilevanti per il prodotto finale.

Per concludere la fase della ricerca, abbiamo creato una prima scaletta quale interfaccia per la fase successiva. Passo dopo passo l’abbiamo sviluppata in armonia con il format che abbiamo definito contemporaneamente. Due prospettive vi si incrociano: l’approccio  emozionale al tema pizza e quello scientifico. Questa la nostra scaletta:

  • Immagine del disco di pizza tirato in aria
  • Internazionalità, prodotto di diffusione mondiale
  • UNESCO
  • Vittoria dello SLOW FOOD (≠fast food)
  • Storia
  • Risultato attuale della storia à fast food merito della diffusione/colonizzazione del mondo da parte della pizza
  • Adattabilità dei pizzaiuoli e della pizza
  • Aspetti che rendono unica la pizza e contestualizzazione dal punto di vista socio-culturale
  • Futuro

Questa fase mi è piaciuta molto anche perché ci ha costretto a venire al dunque sulla questione della struttura definitiva della nostra trasmissione. E questo dopo una ricerca complessa che valuto già come esperienza preziosa. Sono curiosa adesso della fase seguente: la redazione, in cui scriveremo il copione della trasmissione.

La fase ricerca secondo Tobias

Siamo partiti pieni di ambizioni, con molte idee poco chiare, per non dire vaghe, e con lo slancio di chi non sospetta neanche la meta di ciò a cui arriverà. Ad essere sinceri, la scelta di parlare della “pizza” sembrava a noi tutti una scelta piuttosto tranquilla. E  molti fra quelli a cui racconto le vicende del nostro progetto pensano che sia pure banale, ne sono convinto. L’argomento è invece tutt’altro che scontato, cosa che si è già accennata durante la fase di ricerca. Partendo dagli aspetti della pizza – la storia, gli aspetti legati alla preparazione, l’aspetto culturale ed economico e anche quello giuridico che volevamo approfondire, ognuno ha svolto la propria “ricerca”. Io, per esempio, mi sono fatto un’idea su come venne recepita la dichiarazione dei “pizzaiuoli napoletani” come bene immateriale dell’Unesco in Italia. Mi ha sorpreso il fatto che i telegiornali italiani ne avessero parlato relativamente poco, ossia per una o due giornate al massimo. A parte la festa che si fece nel giorno stesso della dichiarazione a Napoli ed in altre grandi città, dove i pizzaioli onorati regalarono pizze a tutti, l’impatto socio-mediatico rimase insomma moderato. E altrettanto poco ne sarebbe restato da dire nella nostra trasmissione.

In compenso, ero riuscito a prendere contatto con il Maestro Emiliano Cerci, rappresentante del Pizza Italian Academy a Monaco. (Ce n’è solo un altro in tutta Germania, peraltro!!) Il caso fortunato che sia stato io a stabilire il contatto con lui lo devo a una coincidenza: in realtà, alcune delle mie compagne avevano scoperto l’Academy e di conseguenza i suoi maestri, come anche Emiliano Cerci. Ma siccome allora lavoravo in un call center facendo tutte le chiamate in francese mi ero ormai abituato a parlare in lingua straniera al telefono e ne avevo perso la paura. Perciò mi sono pronto proposto di incaricarmene, cosa che gli altri hanno accolto senza invidia. Il ruolo di mediatore tra noi ed il Maestro mi ha permesso di diventare la sua persona di confidenza e di fare delle esperienze stupende da pizzaiolo dilettante durante la nostra visita a Monaco.

Al maestro si sono poi aggiunti altri due esperti il cui sapere ci ha permesso di delineare la scaletta della  nostra trasmissione . L’uno era l’Onorevole Pecoraro Scanio, ex-ministro del governo italiano, e l’altro il Professore  Gunther Hirschfelder dell’università di Ratisbona, specializzato in storia gastronomica. Li abbiamo conosciuti tutti e tre in interviste skype  ci hanno aiutato a capire meglio il fenomeno la pizza. Tutti e tre si sono presentati molto disponibili ed alla mano per seconde interviste, cioè quelle definitive che sarebbero entrate nella trasmissione. Emiliano Cerci ci ha addirittura invitato a venire a Monaco e andare a trovarlo nel ristorante “The Italian Shot”, Theresienstraße 40, dove lavora. Ovvio che ne abbiamo approfittato! 😉 Inoltre, gli ho potuto chiedere qualche vecchia foto della sua famiglia, da sempre pizzaioli artigiani.

Le interviste con Cerci e l’Onorevole Pecoraro Scanio, molto interessanti, erano piuttosto “calde” (almeno ci sono sembrate entrambe così). Questo vocabolo della lingua giornalistica descrive un argomento trattato in modo emozionale. Nel notro caso entrambi, entusiasti della pizza, la esaltavano (al punto da trasfigurarla?). L’Onorevole, la cui intervista non si è purtroppo potuta registrare per difetti tecnici, ci ha raccontato la storia della sua petizione che aveva consegnato all’Unesco e che aveva portato infine al trionfo della dichiarazione. Abbiamo visto subito che era, come la nostra professoressa  Valentina Stickdorn, un militante della pizza che  non ne voleva sapere di possibili cambiamenti.

Il professore Hirschfelder, invece, era uno scienziato dal conseguente punto di vista “freddo” con un’ottica non offuscata dalla passione : ha ricostruito le tappe storiche della pizza sin dalle origini  prime e ci ha spiegato che il suo successo è stato dovuto soprattutto alla sua adattabilità. Ogni tentativo di inquadrarla, anche conn normative legali, l’avrebbe quindi esposta alla minaccia dell’immutabilità, cioè al pericolo della morte.

Non avendo visto il lato potenziamente negativo della dichiarazione dell’Unesco, siamo rimasti di stucco di fronte alle due facce della pizza!