Tobias racconta (non proprio brevemente) due fasi molto intense
La fase redazione
Ho ormai perso di vista a quante modifiche abbiamo sottoposto il nostro copione. Mi ricordo che il passaggio dalla fase ricerca a quella della redazione per me è stato poco marcato, cioè che mi sembra di esserci piuttosto scivolato. Ad un certo punto, abbiamo cominciato a trascrivere le nostre informazioni ricavate in scalette. Devo però ammettere che anche sotto questo aspetto siamo stati poco bravi stentando a compilare le scalette e a uniformarle tra di noi. Solo dopo alcune lezioni siamo riusciti a creare una scaletta unica.
Insieme a Bianca, la mia partner di scaletta, ho deciso che, per motivi di efficacia, ci saremmo dovuti incontrare semplicemente un pomeriggio per elaborare la nostra parte della scaletta. Seduti sulla riva dell’Inn, abbiamo quindi esaminato e riguardato il materiale per capire come presentare la questione centrale della faccenda. Come preservare la pizza? E la si può preservare? Ci siamo veramente lambiccati il cervello senza trovare la giusta ispirazione. Né sapevamo cosa scrivere in copione né come trasporlo in immagini… Ma, ad un certo punto, siamo arrivati a districare il nodo: quando Bianca mi ha spiegato che sua nonna conosceva sì la pizza, ma una molto diversa dalla pizza italiana che Bianca ha conosciuto studiando la lingua e cultura italiana, ho capito che la pizza esiste giustamente in tutte le sue forme diverse che risultano dalla sua adattabilità. L’intento di preservare la pizza si rivolge invece alla “vera pizza napoletana” ed emana da chi conosce anche l’Italia. In altre parole, nella volontà di tutelare la pizza e di insegnare quello che è, si manifesta il desiderio di preservare l’italianità e di condividerla. Da questo spunto, siamo riusciti a delineare la nostra sezione del copione.
In classe, abbiamo poi confrontato le singole sezioni che avevamo prodotto. Ne abbiamo dedotto la necessità di armonizzarle meglio, soprattutto rispetto ai passaggi d’intersezione. Per cui, ci siamo rincontrati in un gruppone di sette (assieme ad Andrea Z.) nella biblioteca centrale per discutere delle nostre parti. Abbiamo riscritto infinel’insieme delle nostre parti riversandole in un solo copione. (Purtroppo, a questo punto, si è dimostrato che attraverso tanti processi di filtrazione molto lavoro non si sarebbe potuto portare alla trasmissione; cioè che abbiamo tagliato praticamente tutto ciò che Bianca ed io avevamo scritto.)
L’enorme merito di adeguare i singoli copioni in maniera armoniosa tra di loro spetta alla professora. È infine riuscita a metterli in ordine coerente badando a rendere il copione unico avvincente ed interessante.
Muniti della nostra falsariga siamo potuti partire per Monaco a fare le nostre prime riprese da Cerci.
La fase produzione
Prima della nostra visita dal Maestro Emiliano Cerci il 10 giugno, ci siamo dovuti iscrivere al corso di “Videotechnik 2” che Sara, una dei tecnici dello ZMK, ha gentilmentetenuto per noi due giorni prima. Ci siamo quindi riuniti venerdì mattina nello ZMK ascoltando le sue istruzioni che ci spiegavano come maneggiare le telecamere e tutto l’equipaggiamento, tra cui i microfoni e il treppiedi. A metà lezione, Sara ci ha fatto impratichire portando la tecnica in giro per il campus per realizzare delle prime riprese d’esercizio.
Due giorni dopo, ci siamo rivisti alla stazione di Passavia per salire insieme sul treno a Monaco. Sul treno, ci siamo esercitati a cantare “Bello e impossibile” di Gianna Nannini che volevamo anche intonare durante la scena di convivialità a pranzo. Peccato che anche un altro gruppo di viaggiatori si sia sentito in dovere di fare una gara canora con noi.
Dalla stazione di Monaco, abbiamo quindi fatto una piccola passeggiata per raggiungere la pizzeria “The Italian Shot” . Il Maestro ci ha subito dato il benvenuto offrendo caffè a tutti ed ascoltando attentamente le nostre spiegazioni riguardo alle riprese.
Innanzitutto abbiamo ripreso la scena iniziale con Anna M. e me davanti al ristorante, dove abbiamo dato il benvenuto agli spettatori introducendo la trasmissione. In retrospettiva mi pare che l’abbiamo dovuta filmare ennesime volte perché la ripresa ha stentato a venirci bene – ed abbiamo comunque dovute riscaldarci, figuratevi! In seguito, il Maestro ci ha tenuto una piccola lezione sulla pizza, cioè in particolare sulla farina, sul glutine e sull’integralità, come anche sulle temperature di cottura. Durante quella ripresa, si è affacciata la difficoltà di accontentare il padrone che aveva fatto venire degli operai per riparare le finestre (martellando…) e che voleva aprire la pizzeria per il pranzo. Per fortuna, siamo riusciti a finire in tempo in modo che potessimo “retrocedere” con i nostri bagagli nella parte “posteriore” del locale, cioè in cucina e nel cortile. Lì, nel cortile, Cerci ci ha fatto dimostrato che la farina è infiammabile (contrariamente a quello che si potrebbe pensare) e ci ha insegnato a lanciare “con destrezza” (😊) il disco di pizza, che, in realtà, era soltanto di silicone – meno male. In cucina invece, Cerci mi ha fatto preparare una vera pizza Margherita – la mia magari non perfett, ma buona di sapore. A questo punto, va ribadito quant’erano belli non solo il ristorante – allestito in uno stile industriale – bensì anche la cucina, in cui gli ingredienti per mettere sulla pizza erano esibiti in vaschette. All’ora di pranzo ci siamo seduti a tavola per mangiare le pizze speciali che ci aveva sfornato Emiliano Cerci. Siccome dovevamo registrare quella scena, in cui abbiamo ricantato “Bello e impossibile” e fatto qualche battuta, Anna M. ed io abbiamo dovuto aspettare un po’ finché non abbiamo potuto mangiare anche noi le pizze. Per chiudere la giornata di riprese, abbiamo registrato la conversazione che Cerci ha tenuto con me al bancone del bar. In quell’occasione, ci ha stupito con le sue verità sulla pizza insegnandoci che il futuro della pizza, secondo lui, consisterà nel conoscerla. Abbiamo infine capito che non vi sono due facce distinte della pizza che magari si intersecano, ma che, in realtà, è possibile averne una visione oculata che tenga in considerazione tutti gli aspetti, siano essi obiettivi che passionali. Infatti, per lui la pizza racchiude tutti i quattro elementi, la terra rappresentata dal frumento, l’acqua, l’aria ed il fuoco, che sono tutti necessari per ottenere una (vera e buona) pizza.
Dopo Monaco siamo rimasti tutti un po’ scioccati. Ed infatti, le spiegazioni di Cerci ci avevano capovolto la visione. Di conseguenza, è occorso ripensare il nostro copione e soprattutto quello che volevamo infine dire con la nostra trasmissione, ossia il messaggio finale. Perciò, ci siamo prima inventati una nuova fine in cui alcuni studenti della nostra classe avrebbero commentato tutto ciò che avevamo appreso.
Sfortunatamente, si capisce solo dopo il lavoro svolto com’è la visione totale di un argomento. E siccome una trasmissione deve presentare soprattutto l’esito, meno la strada che vi porta, siamo stati costretti a dare una rinfrescata sostanziale al nostro copione. Anzi la professora l’ha ripulito, proponendoci dunque un risultato scrupolosamente elaborato, ma abbastanza diverso da quello da cui eravamo partiti. Tuttavia, eravamo tutti d’accordo perché vedevamo quello che ci voleva dire: il nostro messaggio doveva per forza risultare un po’ più “cerciano”, la sezione della storia, a rischio di diventare troppo secca, aveva bisogno di un’altra rinfrescata, e aper il tutto ci voleva una bella cornice, capace di guidare lo spettatore attraverso la trasmissione; il nostro filo conduttore.
A dire la verità, non concordo solo che il copione ora fissato corrisponda meglio a quello che abbiamo potuto ricavare, bensì che sia anche più concreto ovvero più attuabile. Prima non vedevo la fine del nostro lavoro, temendo le molte ore di taglio che mi aspettavo e notando che non avevamo neppure raccolto tutto il materiale visivo richiesto. Lunedì prossimo, cioè domani, avremmo girato le scene in studio TV. Ed il brano di cui ci occupiamo, sempre Bianca ed io, dedicato appieno alla nostra visita da Cerci, non durerà che tre minuti, cinque al massimo. Lo giudico fattibile. Ora sto intravedendo una luce all’orizzonte, per tutto il progetto. 😊